Marco De Luca, la colpa di chi è?

Marco De Luca – Angelina

 Dalla loro biografia:
“Marco De Luca, cantautore di Atri in provincia di teramo, esordisce nel 90’con il gruppo dei Sine, con i quali propone musica ropria e cover dei Cure, per lui band di grande ispirazione..”
“..Nel 2012 è uscito Canzoni Inedite,composto da alcuni brani realizzati in diversi periodi,raccolti in un album che suona più cantautorale.Attualmente ha in progetto la realizzazione di un nuovo lavoro.”

Voce :4/10
Difficile recensire una voce coperta da un inverosimile effetto delay. Quello che emerge senza dubbio è un buon timbro, ma purtroppo l’intonazione è balzana. In questo caso non si può dire “ma non sarà colpa sua”.

Musica : 5/10
Marco De Luca dimostra di avere buone idee compositive, in “Angelina” si nota l’influenza dei Cure. La realizzazione però è scadente, le chitarre sono fuori tempo, la struttura del pezzo è ballerina. Questo brano mette a dura prova il nervo vestibolococleare.

Testo 4/10
L’utilizzo delle locuzioni “..e tutta quella..” “..e lei tanto già lo sa..” non fa presagire nulla di buono. Alcune parti potrebbero essere anche apprezzabili ma sfortunatamente certi passaggi risultano non udibili a causa dei troppi fastidiosi effetti sulla voce. Tralasciando gli errori di Consecutio temporum e i momenti in cui il complemento oggetto diventa soggetto (al punto che non si capisce se si sta parlando di Angelina o della madre di Angelina, o se Angelina, per assurdo è la madre di se stessa), il testo nel complesso appare manchevole e mediocre. Il ritornello è scritto forzando pesantemente la metrica e le strofe gravitano su rime scialbe che finiscono con “are” “ere” “ire” (lavorare stirare partire mare..). Abbozzato.

Arrangiamento : 3/10
Vogliate più bene alle orecchie del prossimo. Sarò onesto, questa non è una demo presentabile. Sono convinto che lavorando (molto) sull’arrangiamento potevano uscire fuori delle idee carine. Questa mancanza pregiudica l’intero brano. Non va bene.

Video : NC

VOTO FINALE : 4

IL CONSIGLIO:
A volte parlare con un amico può essere una buona valvola di sfogo. Confrontarsi con gli altri spesso aiuta ad evitare di percorrere delle cattive strade.  Ora, Marco de Luca suona dal ’90 e nel 2012 ci presenta “canzoni inedite”, un amico, un amico vero non glielo avrebbe permesso.

Buone amicizie,
MalcomX

I Senzatetto e una favola di difficile digestione

Senzatetto – La favola di Christian
I senzatetto è  il progetto di Cosimo Pepe (chitarre/autore) Vito Morrone (voce/batteria) Lino  Vuocolo (tastiere) Tommaso Bergamo (voce) Antonio di Novi (Basso) e Amedeo  Probo (autore). Il gruppo propone canzoni con forti contenuti sociali.

 Dalla loro biografia:
“La favola di Christian” narra la  storia purtroppo vera di un ragazzino di 12 anni, cresciuto in un paese  in guerra, con la passione della corsa, che sfida il mondo intero  continuando a rincorrere il suo sogno con una gamba sola.

Voce : 7/10
Buona padronanza dello strumento, nel tipico stile del bel canto italiano. Anacronistico a dire il vero, anche se tecnicamente ineccepibile. Mi riporta agli inizi del 2003 quando un signore di nome Daniele Groff cantava “..da bambino io giocavo nel finto campo di grano..” chissà che fine ha fatto poi?! Ma torniamo a noi. L’interpretazione è troppo enfatica, sovraccarica un testo che risulta già di difficile digestione. Nostalgica.

Musica : 5/10
Le troppe parti scollate fra di loro distolgono l’attenzione al brano e anche ai concetti che la canzone voleva esprimere.
Da questo brano potevano nascere almeno 3 tracce diverse. Eccessiva.

Testo 4/10
I nomadi del buon vecchio Daolio, affrontavano temi sociali caldi, e lo facevano con lo stile del loro tempo, ma sopratutto con semplicità nella stesura dei testi (complice un certo Guccini). Apprezzo lo sforzo fatto nel cercare di portare alla luce una storia particolare, che ruota attorno al tema delle mine antiuomo. Ma la musica è una forma d’arte che ha le sue regole, richiede equilibrio tra verso e contenuto. In questo testo tutto è palesato, troppi i luoghi comuni (la neve che si scioglie al sole può bastare), troppa enfasi, insomma c’è troppo. Comunque bravi nello scegliere di fare musica trattando argomentazioni come queste.

Arrangiamento : 6/10
Stilisticamente rispettoso, il brano è ben eseguito e ben arrangiato. Si avverte il lavoro fatto con le voci e le chitarre. Gradevole il pizzicato finale. Peccato solo per alcune parti che potevano essere registrate con strumenti veri, ad esempio gli archi. Buono.

Video : 5/10
Il videoclip è girato bene e presenta un soggetto definito.  Le ambientazioni, volutamente scelte per oggettivare la distruzione dell guerra, risultano azzeccate. Tutto già visto intendiamoci, ma va riconosciuto che il prodotto è ben confezionato e realizzato.
Ma veniamo al perchè del voto 5.
L’effetto della maschera di colore (arancione) sulla sciarpa che svolazza e sugli occhiali del batterista trasformano il tutto in un esperienza simil-trash. Come mettersi in estate, una pelliccia sopra il costume. Altra scelta confutabile è il grido di dolore del militare che fa da intermezzo sul finale della canzone. Ma sopratutto, la campana a morto non è un pò troppo?

VOTO FINALE : 5,4

IL CONSIGLIO:
Certo non è facile trattare temi sociali in musica. Pochi sono riusciti con ottimi risultati.
Nel caso de “La favola di Christian” c’era una possibilità: ovvero intendere il tutto come un prodotto video da 30 secondi volto a sensibilizzare l’opinione pubblica, magari puntando tutto sul testo recitato (quello dell’inizio) e sulle inquadrature.
Mi viene in mente Pappagalli verdi di Piero Pelù, dove Piero recita un brano di Gino Strada.

Saluto e ringrazio I Senzatetto che mi hanno fatto conoscere l’ennesima triste storia di guerra.

Buone sensibilizzazione,
MalcomX

Senzatetto

Baccamba’rus: perche’ il rischio di finire dentro un tunnel sia per sempre scongiurato

Baccamba’rus – Stemma spot

Baccamba’rus [Beck..em..bèras] è il progetto solista del chitarrista Dario Cardillo volto a valutare, così come lo stesso autore sostiene, “le ultime potenzialità dei macchinari elettronici moderni, per vedere lo stato ed il grado di fattibilità di un certo tipo di progetti legati all’industria musicale”.

Voce: N/C

Musica: 5/10
Ascoltando Baccamba’rus sembra di essere travolti da una tecnicalità fine a se stessa ed esclusivamente autoriferita. Se l’obiettivo esplicito e razionale è quello della sperimentazione musicale, quello inconscio e non consapevole, sembra invece essere quello di tentare di realizzare una pura operazione estetica di autocompiacimento narcisistico dello strumento e delle proprie conoscenze musicali. Sotto questo punto di vista direi che Baccamba’rus ha centrato l’obiettivo in pieno.

Testo: N/C

Arrangiamento: 5/10
Baccamba’rus dimostra di conoscere bene lo strumento che suona e le tecniche di arrangiamento. Ma questo non basta. Claude Debussy scrive: ” Penso che la musica contenga una libertà, più di qualsiasi altra arte,non limitandosi solo alla riproduzione esatta della natura, ma ai legami misteriosi tra la natura e l’immaginazione”.

Video: 5/10
Analoghe considerazioni possono essere fatte anche per quanto riguarda la sezione video. Baccamba’rus dimostra indubbiamente una conoscenza dei software e spiccata curiosità. Ma anche in questo caso, a mio avviso, mancano quei “misteriosi legami tra la natura e l’immaginazione”. In Baccamba’rus è il software a guidare l’essere umano, quando invece dovrebbe accadere l’opposto, ovvero essere un mezzo e non un fine.

VOTO FINALE: 5

IL CONSIGLIO:
Baccamba’rus è un musicista coraggioso perchè, ascoltandolo, fa riflettere sulla storica contrapposizione tra uomo e macchina. Spinosa questione che il regista Stanley Kubrick ha magistralmente analizzato in uno dei suoi più grandi capolavori: 2001 Odissea nello spazio (1968).

Il consiglio è proprio quello di fermarsi un attimo, di riflettere e di provare ad interrogarsi, rimettendo in discussione le proprie logiche solipsistiche. Magari confrontandosi con altri musicisti reali che, a differenza dei software, richiedono delle scelte e delle negoziazioni continue che certamente contribuiscono alla crescita di un musicista e del suo modo di suonare e comporre. In altre parole, di mettere la curiosità (che Baccamba’rus dimostra pienamente di possedere) al servizio degli altri e di utilizzarla quindi in modo costruttivo. Il mio augurio, pertanto, è quello che un giorno si possa parlare “dei” Baccamba’rus e non “di” Baccamba’rus. Perchè “il rischio di finire dentro un tunnel sia per sempre scongiurato”.

Buona interrogazione. MalcomX

Esiste tutto, anche le cose di cenere

Voce : 7/10 Le cose di cenere mischiano voci graffianti a momenti di falsetti eterei. Nel complesso una buonissima padronanza del canto. Espressivo ed emozionale, il cantante ricorda a tratti un Godano della prima ora. Bravo

Musica : 8/10 Composizioni ricche di armonie, tanti complimenti a Lorenzo Marzolo e a Davide Scafidi. Potenza nelle distorsioni e leggiadria negli arpeggi. Antiche variazioni di stato che, senza mai scadere nell’ovvio nel nostro caso, ci ricordano com’è strutturato un buon brano Indie. Notevoli.

Testo 5/10 In “brumaspira” il testo non è niente male, quel “esiste tutto fuori di..qui” è molto empatico e suggestivo, Ma nel complesso la demo nella sezione “testi” mostra segnali di cedimento. Apprezzabile l’uso di termini non consuetidinari come “gorgo” o “squame”, ma certe volte sembrano essere ostentati e non centrati. Troppo vaghi.

Arrangiamento :6/10 Considerando il fatto che si tratta di una demo, gli arrangiamenti sono ben strutturati e magistralmente eseguiti. Unica obiezione: introduzioni e code forse troppo lunghe..? In ogni caso bravi, tagliando qua e là il voto 8 sarà tutto vostro.

Video : NC

VOTO FINALE : 6,5

IL CONSIGLIO: Io consiglierei a le cose di cenere di essere più crudeli con le fastidiose code lunghe e le introduzioni lente. Andate subito al centro della vostra musica che è molto più significativa, dal momento che oltretutto è ben eseguita. Per la prossima demo ricordate che la voce va leggermente più in primo piano e molto meno alonata da reverberi.

Buoni tagli, MalcomX

Le cose di cenere

Zugabe, l’improvvisazione è tutto

Abbiamo conosciuto Zugabe sul web. Il loro primo disco “melodies beside the railway” ci è sembrato un lavoro molto interessante, così abbiamo deciso di fargli alcune domande per conoscerli meglio.


Ciao “zugabe”, intanto partiamo dal vostro nome.

zugabe, dal tedesco “Aggiunta”, quale significato ha per voi e perchè proprio zugabe?

Ciao, beh in realtà è un nome uscito durante una prova, in una circostanza particolare, in cui eravamo in contatto con gente tedesca e col mondo tedesco…comunque ci piaceva il suono della parola e i suoi molteplici significati che si collocano bene nell’idea di questo progetto.

La scelta di iniziare un progetto “Instrumental” è molto audace di questi tempi, è stata fatta per volontà o per necessità?

E’ una scelta fatta per volontà. Ognuno di noi suona contemporaneamente in un’altra band, di genere un po’ diverso, intendo sempre rock ma con delle liriche e delle strutture un pochettino più convenzionali, quindi avevamo proprio questo desiderio di sperimentarci in una dimensione un po’ più ricercata.

Il vostro sound si presterebbe moltissimo a delle parti cantate anche in lingua inglese. Opzione esclusa?

Sinceramente siamo partiti fin dall’inizio con l’idea di sviluppare pezzi strumentali, arricchiti sì con vari effetti elettronici ed effetti di modulazione sulla voce, ma non abbiamo mai pensato di comporre dei testi da abbinare a queste parti, o viceversa. Detto questo non ci sentiamo di dire che l’opzione sia esclusa al 100%; cioè non la vediamo come una cosa prossima e molto probabile, ma restiamo comunque aperti a possibili collaborazioni.

Siete un gruppo giovane, che genere vi piace ascoltare. Quali sono le vostre influenze?

Grazie per il “giovane”! Siamo un progetto giovane sì, anche se due terzi della band non sono più dei giovincelli spensierati! Io e il bassista siamo cresciuti musicalmente negli anni 90, quindi ci portiamo dietro tutto il bagaglio rock, post-rock, noise italiano, anglosassone e non solo, esploso in quel periodo, che tuttora ascoltiamo e condividiamo anche nelle sue forme e derivazioni più moderne. Dobbiamo citare qualche nome? Mogwai, Ulan Bator, Giardinidimirò, Zu, 65daysofstatic ci piacciono molto per esempio…

Il batterista Anton, oltre a questi, ha ascolti un po’ più attuali ed eterogenei, che portano molta fantasia e freschezza in fase di composizione.

Quanto è importante improvvisare in sala prove? con voi questo metodo ha avuto dei risultati notevoli direi

Crediamo che sia molto importante soprattutto in questo genere, dove si può avere una grande libertà di sperimentare varie forme anche restando nei canoni rock. Ricordo la prima volta che ci siamo trovati in sala prove all’inizio di zugabe, cosa potevamo fare se non una completa e totale improvvisazione per capire cosa ne poteva uscire? Ecco, da quella prima prova è uscito quasi in forma definitiva il pezzo “taxi fare” che apre il nostro EP.

Salutandovi vorrei chiedervi quali saranno i vostri prossimi passi, i vostri impegni e dove potremo ascoltarvi dal vivo?

Guarda, abbiamo appena pubblicato il primo disco “melodies beside the railway”, che al momento si trova su bandcamp in free download, e prossimamente sarà disponibile anche su cd. Siamo ora alla ricerca di contatti per promuovere questo primo lavoro e per organizzare una serie di uscite. Per qualsiasi info e news abbiamo la nostra pagina web www.facebook.com/zugabeofficial su cui troverete a breve anche le date dei prossimi live.

Grazie, e a presto

Un tram di idee

Voce : 8/10
Sento in questo “Tram” un covo di idee molto interessanti.
Vocalmente bravo e preciso, mi spingerei oltre dicendo anche
che nella sua “io senza te” si apre a sperimentazioni molto interessanti.
Un punto in più per Tram.

Musica : 7/10
Tram ci piace molto. La sua musica è semplice ma si confà con le dimensioni del brano. Poche variazioni ma utili. Forse alcune parti strumentali durano troppo, sopratutto in coda.
Tenendo conto che “io senza te” è un autoprodotto di bassa qualità a livello di registrazione, devo dire che ci sono delle idee molto interessanti che meritano di essere sviluppate.

Testo 5/10
Ripetitivo. Abbozzato. Ma ricco nella sua ermeticità.
Tram è a un buon livello e io confido in lui, ma non si deve accontentare.
“Subsonico”.

Arrangiamento : 6/10
A volte ascolto prodotti finiti e di buona qualità che mi lasciano del tutto indifferente perchè privi di sostanza, in Tram avviene il contrariom avverte molte idee e sostanza che ha bisogno di essere indirizzata.
Io dò la suffiecienza a Tram anche se l’arrangiamento in pratica non esiste.
Ma per i pochi strumenti che ha inserito posso dire che il risultato è buono.
Mi piace tanto la batteria iniziale.

Video : NC

VOTO FINALE : 6

IL CONSIGLIO:
Questo brano necessita di un’apertura musicale. Una variazione di intensità.
Mi viene in mente di consigliarti dei brani da ascoltare (nel caso tu non li conoscessi)
– All I need – Radiohead (per come apre a 2min56sec)
Portishead – Roads (per il mood che crea)

Due brani sono pochi per poter definire il mondo musicale a cui appartiene Tram, ma comunque è bravo ad incuriosire. Aspetto le prossime produzioni.

Buone aperture,
MalcomX

Michele Papale, un cantautore da apprezzare

Voce : 7/10
Michele Papale fa l’auto stop ma non in strada, al sicuro o quasi dentro se stesso. Intepreta senza esitare, forte di uno stile che ha avuto il successo negli anni 80 in Italia. Ricorda le precisione di Facchinetti nelle frequenze alte e la verve di Alberto Fortis nelle modulazioni (e forse anche quando dice rossetto con la “e” aperta).

Musica : 6/10
“Un altro Black out” se fosse contenuta in un album degli Stadio avrebbe avuto il pieno di successo di ascolti.
Michele Papale dimostra di conoscere bene la tecnica della composizione.
Dovrebbe scrivere per terzi se non l’avesse ancora fatto.

Testo 6/10
Il testo questa volta si sposa bene con la musica. Rimane stabile dentro le strutture del brano. La poetica è semplice e raccontata in modo semplice.
Niente di particolare, ma efficiente.
Per usare un termine della lingua parlata “azzeccato”

Arrangiamento : 5/10
Standard. Un cinque per invogliare Michele a stupirsi e quindi stupire.

Video : NC

VOTO FINALE : 6

IL CONSIGLIO:
Non ci sono consigli.
Michele Papale è un artista che ha ben chiara la sua strada.
Che piaccia o non piaccia la comnicazione avviene per mezzo di tecniche ben precise e “un altro black out” sembra stata scritta con il manuale del compositore certificato SIAE.
Io personalmente vengo da mondi musicali diversi e dalla musica in generale mi aspetto sempre qualcosa di particolare che possa arricchire il mio bagaglio emotivo.
Detto questo mi è venuto in mente un consiglio.
Lasciarsi contaminare da altri generi per arricchire le sonorità.

Buona contaminazione.
MalcomX

Scusa, ma non vi capisco

Ovovov + Johnny – Scusa ma ti chiamo Troia!

Voce : 6/10 La voce, non necessaria al genere, non ha grosse imperfezioni a parte il non sostenere le finali. Intonazione sufficiente.

Musica : 5/10 Classico punk con una variazione nel finale che salva OVOV+Jhonny da un 3.
Nei canoni del genere.

Testo 2/10 Se doveva stupire non stupisce. Per il resto non è ovviamente (volutamente) poetico quindi si sgretola.
Se c’è qualcosa di profondo a sostenere la brutta parola allora qualcosa potrebbere prendere una direzione, un senso. Quando nei concetti espressi c’è sotto il vuoto, la casa crolla e viene a mancare la comunicazione.

Arrangiamento :5/10 Il prodotto suona abbastanza bene per essere un “home made”. Qualche esitazione per il suono della voce, per il resto è una buona demo. Le chitarre sono suonate con convinzione, sono sporche quanto basta.
La variazione di ritmo in fondo è una buona idea che anche in questo caso evita il voto 3. Convenzionale.

Video : NC

VOTO FINALE : 4,5

IL CONSIGLIO: Acoltate i CCCP. Il punk è un mezzo per comunicare concetti in modo più sporco e più diretto possibile. Finche non c’è l’idea da comunicare si consiglia di non fare punk.
“è una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità…”

Buone qualità.
MalcomX

Voglio te, un esperimento alla “Pupo”

Nicanto – Voglio te

Voce : 7/10 Tenterò di recensire in modo oggettivo un genere che dista anni luce da quello che ascolto.
La voce di Nicanto è ben intonata e sufficientemente espressiva.

Musica : 4/10 Nicanto si esprime attraverso un tipo di composizione legata alla musica popolare italiana degli anni 90. Tanti fattori, tra cui il video, rimandano a flashdance. La motivazione del 4 è sostanzialmente dovuta alla scarsa originalità e alla mancaza di un’esecuzione strumentale appropriata. In molte parti si avvertono suoni midi che sembrano appartenere allo standard Roland.

Testo 5/10 Manca una poetica di fondo, ovvero il tema c’è ma la stesura è scapestrata e sconclusionata. Si salva il lato ritmico delle parole in strofa. Nicanto con “Voglio te” si presenta come un cantante neo-melodico “post moderno” sicuramente esiste un pubblico che può apprezzare tutto ciò. Certo viene da domandarsi se non fosse stato meglio proporre qualcosa di più adatto ai tempi nostri.
Sembra un testo scritto per Pupo… “su di noi nemmeno una nuvola”

Arrangiamento : 3/10  Midi. Rimane poco da dire a mio avviso. Peccato perchè la tecnologia odierna avrebbe reso il brano quantomeno accettabile.

Video : 5/10 Le scene prese singolarmente sono buone, il problema è che sembrano appartenere a due video diversi. Un video è sulla falsa riga di Micheal Buble. L’altro un flashdance barocco-moderno. La fusione scatena una sorta di sequenza trash che ricorda le produzioni di bolliwood. Manca di soggetto. Brava la ballerina.

VOTO FINALE : 4,8

IL CONSIGLIO: Puntare a un tipo di carriera da interprete.
Nicanto, dovrebbe contornarsi di persone competenti: compositori e autori che possano valorizzare il suo buon canto e la sua capacità interpratativa. Allo stato attuale “voglio te” è un esperimento non riuscito.

Buone qualità.
MalcomX

Quello che i box 15 hanno e non hanno

Box 15 – Quello che non ho

Voce : 7/10 Box 15. Il nome del gruppo ricorda dei liceali uniti dalla voglia di fare musica che si ritrovano ad affittare il classico box, in questo caso il numero 15. “Quello che non ho” è il loro singolo. Quello che hanno è un buon cantante. Anche se in alcune parti la voce non emette bene e si perdono alcune parole.

Musica : 6/10 Linee di basso slappato. Chitarre ignoranti che “crunciano”.  Il genere è quello da college americano. Ricordano i blink 182i certi passaggi.  Dal mio punto di vista la composizione è semplice e per questo funzionale al loro genere.

Testo 4/10 Tralasciato. Sul testo gli emergenti peccano sempre un po. Lo so, è un lavoro non facile,
scegliere le parole, dosare i significati, tracciare linee melodiche interessanti. Molti si rifugiano nell’inglese. L’italiano è una lingua complessa e gli italiani si aspettano sempre molto dai testi. I box 15 per il genere che fanno dovrebbero cantare in inglese.

Arrangiamento :7/10 Il lavoro c’è e si nota. I suoni sono molto ben organizzati. Le parti sono ben costruite. Pause e stacchi sono ben eseguiti. Forse sarei andato subito al sodo senza il breve intro rock. Questo passaggio affatica un po l’ascolto.
Per il resto bravi.

Video : NC

VOTO FINALE : 6

IL CONSIGLIO: Un singolo non da mai l’idea complessiva di un gruppo. Di solito si ascoltano almeno un paio di brani se non tre per farsi un idea sul tipo di musica e sul tipo di comunicazione del gruppo. “Quello che non ho” è un singolo ben realizzato ma da solo non basta. Sono curioso di sentire l’ep.
Il mio consiglio per i Box 15 è quello di lavorare bene sui testi e arrichire le composizioni. Sfruttare le tutte le potenzialità.

Buon arricchimento. MalcomX.